Il sodio oligomannato (GV-971) è la prima sostanza terapeutica dal 2003 ad essere approvata in clinica per il trattamento del morbo di Alzheimer. Per ora il suo impiego nell’uomo è stato autorizzato solo in Cina. Se i risultati promettenti del primo studio volto al termine saranno confermati da ulteriori osservazioni, GV-971 potrebbe essere approvato dalle Agenzie governative del farmaco di altri paesi compresa l’Italia.
GV-971
sviluppato in Cina dall’azienda farmaceutica Green Valley di Shanghai
è stato approvato a novembre 2019 per l’utilizzo nel trattamento di pazienti
nello stadio intermedio della malattia dall’agenzia cinese NMPA (National Medical Products
Administration)1 che autorizza l’immissione in
commercio di nuovi farmaci, l’equivalente
della nostra AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), dell’EMA europea (European
Medicine Agency), e della FDA (Food and Drug Administration) americana.
La demenza di Alzheimer è una patologia cronica e
invalidante che progressivamente riduce le abilità cognitive e altera il
comportamento dei soggetti coinvolti. Alla sua origine ed evoluzione concorrono
molti fattori, alcuni genetici, ambientali (e.g., esposizione a metalli
pesanti), altri conseguenti ad uno stile di vita disordinato e ad
un’alimentazione scorretta e non equilibrata.
Le terapie tutt’ora in uso sono in grado di
alleviare i sintomi della malattia ma non di curarne le cause responsabili.
Molti studi clinici, finora con scarsi risultati,
sono stati effettuati nel tentativo di trovare nuove terapie che possano agire sui
meccanismi alla base della patologia.
Perchè il Sodio Oligomannato?
Il continuo fallimento di terapie con farmaci diretti a
ridurre i depositi di proteina beta-amiloide (placche amiloidi) o i grovigli
fibrillari di proteine tau, entrambi segni distintivi della patologia, hanno
spinto gli scienziati a prendere in considerazione strade alternative.
Numerosi studi realizzati sugli animali e sull’uomo nel corso degli anni hanno
dimostrato la relazione esistente tra l’alterazione del microbiota intestinale,
meglio noto come flora intestinale, e lo scatenarsi di processi infiammatori2.
Una condizione nota come “disbiosi intestinale” che si verifica quando la
popolazione di batteri buoni che popolano il nostro intestino diminuisce a
vantaggio dei microrganismi cattivi.
In modelli animali si è osservato che i prodotti del
metabolismo dei batteri cattivi scatenano l’insorgenza di fenomeni irritativi e
infiammatori nell’ambiente intestinale.
La disbiosi intestinale attiva un processo infiammatorio che inizia nell’intestino e culmina
nel cervello.
Gli scienziati hanno osservato che in topi affetti da Alzheimer, una conseguenza della disbiosi intestinale è l’accumulo nel sangue periferico di due aminoacidi, la fenilalanina e l’isoleucina. L'organismo prontamente risponde mettendo in atto una risposta di difesa. Il sistema immunitario (la nostra guardia del corpo) avvia la produzione di un tipo particolare di molecole reattive le cellule Th1 dove h sta per “helper”, “aiuto”. Attraverso la circolazione sanguigna queste cellule raggiungono il cervello dove accendono la miccia di una reazione infiammatoria a catena che coinvolge le cellule della microglia, la prima difesa da attacchi nemici disseminata nel sistema nervoso3.
Il sodio oligomannato (GV-971), uno zucchero estratto da un’alga bruna, ristabilisce l’equilibrio tra i vari componenti del microbiota intestinale ed è in grado di impedire lo sviluppo del processo infiammatorio nell’intestino.
Agisce localmente anche nel cervello riducendo:
1) la risposta immunitaria e l’infiammazione,
2) la formazione di nuovi aggregati di amiloide, e favorisce
3) la degradazione di quelli già formati4.
Il tutto con un miglioramento generale delle abilità cognitive già dopo 4 settimane di trattamento.
Attualmente GV-971 ha completato la
prima fase dello studio clinico di "fase 3"* al dosaggio raccomandato di 450 mg
due volte al giorno5.
In
questo studio i partecipanti sono stati osservati per 36 settimane e dopo
somministrazione orale di sodio oligomannato hanno mostrato un notevole
recupero delle capacità cognitive rispetto ai controlli a cui veniva
somministrato un farmaco noto o un placebo (sostanza priva di effetti).
Le implicazioni di una scoperta del genere aprono nuove frontiere per lo sviluppo di nuove terapie per la demenza di Alzheimer ma anche di altre patologie del sistema nervoso che riconoscono nell’infiammazione una causa comune.
Basterà invertire
la rotta della disbiosi intestinale per impedire lo sviluppo di uno dei fattori coinvolti nell’insorgenza e nella progressione della malattia, l'infiammazione.
Abolire la sedentarietà e adottare uno stile di vita sano anche a tavola sono le prime strategie da seguire per mantenere l'intestino in salute perché la prevenzione resta sicuramente
l’arma migliore per vivere meglio e a lungo.
Fonti:
1. Syed YY. Sodium Oligomannate:
First Approval. Drugs 2020;80(4):441-444.
doi:10.1007/s40265-020-01268-1.
2. Zhuang Z-Q, Shen L-L, Li W-W, et
al. Gut Microbiota is Altered in Patients with Alzheimer’s Disease. Yu J-T, ed.
J Alzheimer’s Dis 2018;63(4):1337-1346. doi:10.3233/JAD-180176.
3.
Sochocka M, Donskow-Łysoniewska K, Diniz BS, Kurpas D, Brzozowska E, Leszek J.
The Gut Microbiome Alterations and Inflammation-Driven Pathogenesis of
Alzheimer’s Disease—a Critical Review. Mol Neurobiol 2019;56(3):1841-1851. doi:10.1007/s12035-018-1188-4.
4. Wang X, Sun G, Feng T, et al. Sodium oligomannate therapeutically remodels gut microbiota and suppresses gut bacterial amino acids-shaped neuroinflammation to inhibit Alzheimer’s disease progression. Cell Res 2019;29(10):787-803. doi:10.1038/s41422-019-0216-x.
5.
Xiao S, Chan P, Wang T, et al. A 36-week multicenter, randomized, double-blind,
placebo-controlled, parallel-group, phase 3 clinical trial of sodium
oligomannate for mild-to-moderate Alzheimer’s dementia. Alzheimers Res Ther 2021;13(1):62. doi:10.1186/s13195-021-00795-7.
Forse non sai che:
*Lo studio di "fase 3" è un trial clinico realizzato su centinaia/migliaia di pazienti nella fase da lieve a moderata della malattia.
Ha una durata variabile in base agli obiettivi dello studio (di solito diversi mesi). Il monitoraggio degli effetti a lungo termine può durare molti anni (dai 3 ai 5).
Segue gli studi di fase 1 e 2 in cui viene testata la sicurezza di un nuovo farmaco.
Serve per dimostrare il rapporto rischio/beneficio di un farmaco e per stabilirne la dose efficace.
Si tratta di uno studio clinico controllato
randomizzato, spesso condotto in doppio cieco. I pazienti ai quali viene
somministrato il farmaco da testare o il placebo o un altro farmaco sono scelti
casualmente (random, cioè casuale). Spesso né il paziente né lo
sperimentatore sono a conoscenza del farmaco assunto/somministrato (doppio
cieco).
Foto di Matthias Zomer da Pexels
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