Parliamo
del “dark web”, quella parte della rete internet che non vediamo, perché è
nascosta ai nostri occhi e a cui si accede attraverso porte di ingresso
apribili solo da chiavi speciali.
Tutto
ciò che non puoi comprare in un normale negozio fisico o virtuale lo trovi nel
“dark web”. Il tutto lontano dagli sguardi degli altri utenti della rete, ma
anche da quelli di polizia e guardia di finanza.
Dalla nascita verso la fine degli anni ‘60 per scopi militari alla sua trasformazione in “world wide web” negli anni ‘90, internet è andato incontro a diverse evoluzioni fino a diventare il mondo digitale che conosciamo oggi. Ma se è vero che basta un click con un dito per avere a disposizione miliardi di informazioni è anche vero che la navigazione “in rete” ha dei rischi e impone delle regole da seguire, soprattutto se, come spesso accade , gli internauti sono i nostri figli.
Essere
genitori è una grande responsabilità. Lo è sempre stato! Educare e formare gli
uomini e le donne di domani richiede sforzi e sacrifici enormi. Ma, oggi, c’è
un pericolo in più, di cui le mamme e i papà dei bambini e degli adolescenti
degli anni ‘80 non si sono dovuti preoccupare: il “world wide web”, la rete
mondiale che consente lo scambio di informazioni, messaggi e video, tra gli utenti
di internet, in tutto il mondo.
Dal “cyberbullismo”
- il bullismo attraverso la rete - al “sexting” - l’adescamento attraverso
messaggi o video, inequivocabili, a sfondo sessuale - sono molte le insidie che
si celano dietro lo schermo del computer o dello smartphone.
Pericoli ben
conosciuti, e dai quali abbiamo imparato a tenere lontani i nostri figli.
Al di là di
questi c’è tutto un mondo, nell’universo di internet, per molti di noi oscuro, da
cui non dobbiamo difendere solo i nostri figli ma tutti noi.
Cos’è
il “dark web”, è davvero un pericolo?
Il “dark web”
è una piccola parte del mondo sommerso di internet, conosciuto come “deep web”.
Anche se molto spesso i due termini vengono usati come sinonimi, non sono
esattamente la stessa cosa.
Il “deep web”
è l’insieme dei contenuti presenti sul web, ma non indicizzati dai motori di
ricerca come google, bing, yahoo etc. Sono però liberi, legali e accessibili,
basta digitare l’indirizzo corrispondente sulla barra di navigazione del
browser (il programma che permette di navigare nella rete).
Il 90% di
internet è “deep web”, la parte restante comprende il “dark web” (6%) e il
“surface web” (4%).
Il
“dark web” e la navigazione “in incognito”
Il “dark web”
è costituito da tutte quelle informazioni presenti in siti web il cui indirizzo
IP non solo è nascosto ma non è raggiungibile, attraverso le normali procedure,
dai classici motori di ricerca come Google, che usiamo quotidianamente. Si
accede solo attraverso un programma dedicato: Tor. E’ schermato da solide misure di sicurezza
informatiche, che hanno lo scopo di mantenere secretati non solo le generalità
degli utenti ma anche i file scambiati: documenti, immagini, video. I siti web
hanno una struttura a strati che ricorda la cipolla e ad ogni strato
corrisponde un differente livello di criptazione dei dati (le pagine web hanno
un sistema di riconoscimento o dominio: “onion”, che in inglese significa appunto
cipolla).
Le pagine web hanno un sistema di riconoscimento o dominio: “onion” in inglese.
Il fatto di
potervi accedere ed operare in assoluto anonimato, lo rende un terreno fertile
per la criminalità organizzata e per attività illegali. All’interno del “dark
web” si possono vendere e comprare: identità false, armi, droga, farmaci
illegali, filmati pedopornografici, valuta contraffatta. Il pagamento avviene
in bitcoin, un mezzo di scambio volatile (il valore economico ha una breve
durata) e non tracciabile.
Tutto questo
per un giro di affari in costante aumento. Il popolare Silk Road specializzato
nella vendita di stupefacenti, chiuso nel 2013 dall’FBI, aveva un utile di circa
2 milioni di dollari al mese (Studio Carnegie Mellon 2012).
Un
mondo nascosto ma accessibile anche ai minori
Entrare in
questo mondo sommerso non è facile ma neanche impossibile. Un qualsiasi bambino
o adolescente, con una certa dimestichezza nell’uso delle nuove tecnologie, può
accedervi. Basta scaricare sul proprio computer o smartphone il programma Tor,
un motore di ricerca specifico, per trovarsi catapultati nell’ignoto. Si sa i
ragazzi sono tipi svegli e molto curiosi, e la curiosità se non incanalata
nelle giuste direzioni, non sempre è una virtù. E questo è proprio il caso in
cui non conviene lasciarsi trascinare dal gusto per l’avventura! Ai genitori
spetta il compito di informare ed educare i propri figli sui pericoli che
derivano dall’uso inconsapevole di tali strumenti.
E se
la curiosità fosse così forte da spingerli a farci un tuffo?
Le
conseguenze potrebbero essere irrilevanti quanto disastrose. La mente dei
nostri figli sarebbe sconvolta da scene di una brutalità inaudita, in maniera
tanto più forte quanto più sono piccoli, indifesi, sensibili e impressionabili.
Sarebbe preferibile un film “horror”, in cui tutto è finzione.
E se
fossimo noi genitori ad essere tentati dalla voglia di sapere cosa si cela
aldilà della superficie? Magari, anche solo una sbirciatina…
Meglio
lasciar perdere se, sperimentare un incubo ad occhi aperti, non è proprio
l’emozione che stiamo cercando. Se poi non fossimo neanche esperti di
tecnologie informatiche, avventurarci sprovveduti e soli nel mondo sommerso
potrebbe rivelarsi davvero molto spiacevole: il nostro computer potrebbe essere
attaccato da virus e pirati informatici. E alla fine del viaggio, potremmo
scoprire di essere stati derubati delle nostre identità, di password e codici
di accesso alla mail o alla banca. A questo punto, non saremmo sorpresi neanche
del perchè la polizia ci stia dando la caccia, con un’accusa di pedofilia, o
spionaggio o chissà cos’altro!
Siamo
ancora convinti che ne valga la pena?
Spero proprio
di no!
Foto:
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