QUANDO IL "DATA JOURNALISM" CI VIENE IN AIUTO


Descriviamo un nuovo modo di fare giornalismo attraverso l’analisi dei dati. Come fa  il “data journalist” a interpretare enormi quantità di dati e trasformarli in un’informazione chiara, precisa e critica per il grande pubblico?

Giugno 2020

Finalmente possiamo riprendere le nostre passeggiate, grazie alla fine dell’emergenza per il Covid-19, che ci ha costretti segregati in casa, per limitare la diffusione della pandemia.

Le nostre strade hanno qualcosa di diverso, che notiamo subito! Ad ogni angolo, sui marciapiedi, ci sono mascherine e guanti, strumenti che fino a poco prima di essere gettati via incautamente, ci hanno protetti dal rischio di infezione. Ora, lì per terra, dimostrano chiaramente la nostra insensibilità nei riguardi dell’ambiente, come se l’inquinamento non fosse anch’esso un nemico da cui difenderci!

Improvvisiamoci esperti di statistica e immaginiamo di voler quantificare il fenomeno osservato.

Cosa dovremmo fare? 

Percorriamo il nostro quartiere e contiamo quante mascherine vediamo. Ripetiamo lo stesso percorso ogni giorno della settimana, del mese, dell’intero anno. Annotiamo i valori osservati e proviamo a determinare un valore medio del numero di mascherine, abbandonate a terra, nel nostro quartiere, riferito all’anno solare di riferimento. 

Abbiamo effettuato una valutazione statistica del fenomeno. E se applicassimo lo stesso metodo di analisi per tutti i quartieri dell’intera città e per tutte le città dell’intera Regione e per tutte le Regioni del territorio italiano e ancora per tutte le Nazioni e gli Stati del mondo?  Otterremmo una visione globale del fenomeno che potremmo, volendo, rappresentare con tabelle e grafici esplicativi.

C'è qualcuno che ha seriamente realizzato un'indagine di questo tipo, per determinare l'impatto sull'aumento dei rifiuti ma, soprattutto sull'ambiente, dell'utilizzo dei materiali monouso (mascherine e guanti), durante la pandemia da Coronavirus.


L'articolo in questione rappresenta un brillante esempio di come descrivere, attraverso dati numerici, in modo corretto e comprensibile a tutti, un fenomeno attuale e preoccupante, l’aumento della diffusione di mascherine nell’ambiente. 

E’ quello che fa una nuova disciplina giornalistica: il giornalismo dei dati, o per dirlo con il termine inglese: il data journalism o – in breve - dataj.


Perché il data journalism?

Il dataj è un nuovo modo di fare giornalismo basandosi sui dati di un fenomeno, sulla loro analisi e interpretazione.

Soprattutto quando si ha a che fare con una grossa quantità di dati (big data), l’informazione diventa complessa e difficile da raccontare.
Il compito del giornalismo dei dati è proprio quello di rendere un’informazione complessa più comprensibile a tutti, e servendosi di accorgimenti come la visualizzazione attraverso: immagini, mappe interattive, grafici, rendere subito visibile il messaggio che si vuole trasmettere. Allo stesso tempo cogliere e mettere in risalto relazioni (data mining) tra i fenomeni osservati che, solo un occhio attento può scovare.
Il giornalista dei dati è un po’ come lo Sherlock Holmes dell’informazione. Attraverso un’analisi attenta guida il lettore alla comprensione del fenomeno descritto.
Lo sa bene l’autrice dell’articolo che non risparmia tabelle e grafici, e che trascina il lettore all’interno del problema attraverso link e mappe, come un Indiana Jones alla scoperta del tesoro.
In questo modo l’informazione non solo è più accessibile, ma è anche precisa ed affidabile. Precisa perché i numeri sono precisi ed inequivocabili, affidabile perché le fonti da cui provengono le informazioni sono ufficiali e verificate.

Preferiamo sempre un'informazione verificata e verificabile

In un mondo in cui siamo sommersi da notizie spazzatura, derivanti soprattutto dai social che con un semplice click (clickbait) ci re-indirizzano a pagine di dubbia autenticità, è importante fare riferimento solo ad informazioni certificate da enti ufficialmente riconosciuti.
E’ importante informarsi, ma allo stesso tempo pretendere e preferire un’informazione di qualità, per non avere un’immagine distorta di un certo fenomeno.
L’utilizzo dell’analisi dei "big data" in maniera rigorosa è l’unico mezzo che consente al lettore di avere un’idea chiara, non distorta da errate interpretazioni della realtà.





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